... chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola.
Giovanni Falcone

domenica 8 febbraio 2009

Sulla politica linguistica nella scuola

Da Brigitte, una nostra lettrice riceviamo un messaggio di un lettore di lingua di un'Università italiana, pubblicato sul forum dei lettori di lingua straniera in Italia.

"Circa la politica linguistica nella scuola, vorrei portare alla vostra attenzione alcune considerazioni di ordine pratico sulle quali il governo - nella foga della politica dell'annuncio – ha volente o nolente glissato. Pertanto, in questo contesto, tralascio per un po’ gli aspetti “nobili” di cui si è già avuto modo di commentare - il disatteso multilinguismo promesso in più sedi istituzionali, il dilagare in Italia della lingua inglese in salsa maccheronica, ecc - per riallacciarmi in conclusione ad una considerazione più ampia. Mi posso sbagliare, naturalmente, circa le cifre o i ragionamenti e anche circa l’ampia ed amara conclusione ma, se così fosse, me lo farete sicuramente notare. Premetto che, nella scuola primaria e media inferiore, il Ministro della Pubblica Istruzione Moratti nel precedente governo Berlusconi tolse - nel benintenzionato ma maldestro tentativo di seguire le politiche comunitarie - ore di insegnamento alla lingua inglese a favore della seconda lingua. I risultati furono (e sono) tutt’altro che positivi. Non perché non si doveva aggiungere una seconda lingua – anzi – ma piuttosto perché mentre altrove, in Europa, si incrementava il numero delle ore di insegnamento onde raggiungere questo obiettivo, in Italia si è cercato di tirare la coperta di qua e di là. Si è tolto ad uno, per dare all’altro. Adesso, per quanto riguarda soprattutto la scuola superiore, si opera con la stessa logica ma in direzione opposta. Si toglie alla seconda lingua per dare all’inglese. Un’operazione altrettanto scapestrata (e poco pratica) se si considerano i seguenti due punti. 1. Se si passa da 3 a 5 ore per la lingua inglese, offrendo la possibilità di fare meno ore di una seconda lingua per dedicare più tempo alla prima, va considerato che non vi è personale qualificato a sufficienza per coprire l’insegnamento aggiuntivo di lingua inglese. Infatti, posto che si tratta complessivamente di un incremento del 66,6%, se anche la metà delle famiglie decidessero in questo senso, servirebbe comunque un incremento del 33,3% nell’organico attualmente disponibile ai presidi. Ossia per ogni tre insegnanti effettivi già nella scuola, servirebbe un nuovo assunto. Mi posso sbagliare ma non mi risulta che vi è sul territorio questa disponibilità di risorse umane qualificate e non si può trasformare in men che non si dica un insegnante della seconda lingua in insegnante dell’altra. 2. Molti non hanno notato un altro aspetto “innovativo” nel nuovo corso gelminiano. E’ stato annunciato che, negli istituti superiori professionali, una materia tecnica potrà essere insegnata direttamente in lingua inglese. La domanda nasce spontanea: quante persone sono in grado di insegnare informatica o elettrotecnica o quant’altro correttamente in inglese? Mi risulta che in questo caso non si tratta di un numero insufficiente ma piuttosto impossibile perché tali insegnanti sono rarissimi. Forse gli insegnanti di materie tecniche dovranno imparare l’inglese ad un livello sufficiente; oppure saranno gli insegnanti italiani della lingua inglese a dover imparare in aggiunta una materia tecnica? Ma non mi risulta che al Ministero qualcuno abbia prestato molta attenzione alle necessità concrete e agli aspetti pratici del problema. [...] "
Cordiali saluti,Raphael, lettore di lingua all'Università

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