... chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola.
Giovanni Falcone

martedì 2 giugno 2009

Contrordine, ci vogliono genitori slow

Minori attenzioni e aspettative nei confronti dei bambini riducono lo stress in famiglia.
La nuova pedagogia degli Usa suggerisce di non porre più i figli al centro di tutto.
Nel saggio «Genitori Slow» (Rizzoli) Carl Honoré racconta la propria esperienza di papà stressato e ossessivo.
È finita l’era dei genitori soffocanti, iper-perfezionisti e onnipre­senti che costringono i loro fi­gli ad ascoltare Beethoven pri­ma della nascita, ad andare a scuola di francese a 3 anni e a studiare per l’ingresso ad Har­vard già dall’asilo. A sostenere qusta tesi è Lisa Belkin, firma di punta del New York Times, in un articolo sulla contro-rivo­luzione all’insegna del lais­sez- faire che sarebbe in atto in entrambe le sponde dell’At­lantico.
«L’era dei genitori-alfa ha le ore contate — dichiara la Belkin che per il Times cura anche un blog per madri e pa­dri alle prime armi —, il nuo­vo trend oggi è dettato dai ge­nitori leggeri». Sono loro, i co­siddetti «slow parents», che al grido di «contrordine geni­tori, lasciate in pace i vostri fi­gli », hanno deciso di gettare alle ortiche oltre un decennio di teorie bambino-centriche, invocando un ritorno al passa­to.
Dal libro ne è nato un movimento che promuove tecni­che meno rigide e più sponta­nee per allevare ed educare i figli:
«Basta scorazzarli da una lezione privata all’altra»
«Anteponete i vostri bisogni a quelli dei vo­stri figli. Se li lasciate respira­re, alla fine tutti ne trarranno profitto».
«Se il bambino è il centro dell’universo, teorizza la Belkin, è normale che i ge­nitori sacrifichino tutto per il suo vantaggio emotivo, intel­lettuale e materiale».
Come mai tutto d’un tratto questo modello entrato in crisi? «La crisi economica ha un ruolo importante — replica la scrit­trice —, quando non puoi per­metterti di pagare le lezioni di violino o la babysitter che ac­compagna tuo figlio al parco è più facile ribaltare il senso di colpa, trasformandolo in filo­sofia educativa».
[ tratto da Alessandra Farkas - Corriere della Sera del 02 giugno 2009 ]

1 commento:

  1. Trovo che,come spesso avviene,tra estremi opposti ci sia una sana via di intermezzo;sarebbe auspicabile che ci si trovi preparati ed attrezzati in tale mission d'intermezzo ,quel delicato ruolo e filo sottile che c'è fra genitori ed educatori e ragazzi alla ricerca di punti di riferimento.

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