... chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola.
Giovanni Falcone

lunedì 30 novembre 2009

Berlusconi visto da Sergio Luzzatto

Pubblico una intervista apparsa su l'Unità on-line di oggi perchè mi sembra particolarmente lucida ed esplicativa della condizione politica attuale, leggetela poi , magari, ne parliamo:

Penso sia un limite ridurre la lotta politica a una persona sola...». Sergio Luzzatto, che insegna Storia moderna all’università di Torino e vive in Francia, ripercorre con noi l’ascesa di Silvio Berlusconi negli anni Novanta. Osserva questa Italia di oggi «divisa in tre» dove la parte più grande sembra non interessarsi allo scontro politico e ai conflitti che segnano la vicenda politica. «Dobbiamosaperlo che è così», spiega. Sulla sinistra italiana e sui suoi errori presenti e passati Luzzatto non ha dubbi: «È ancora prigioniera del passato».

Allora, professore, cerchiamo intanto di fare una foto all’Italia di oggi: è d’accordo nel dire che è un paese cinico?
«L’Italia non è una sola, io ne vedo tre. Una è quella che lei definisce cinica e che è sicuramente maggioritaria. Poi ce ne sono altre due agli estremi: quella indignata, che si ribella alle imprese della destra, e dalla parte opposta quella arrogante, che ci viene buttata addosso da Berlusconi. Però, attenzione, perché a un’analisi approfondita le cose risultano più complicate. La diagnosi di cinismo corrisponde solo a una parte della prima Italia: dentro quella grande "zona grigia" ci sono anche quelli che mandano avanti il Paese, e che sono poco interessati al continuo pugilato tra indignati e arroganti. Gli opposti militantismi sono ormai inadeguati, sono speculari e autoreferenziali ».

Per caso è una critica al cosiddetto antiberlusconismo?
«Io credo che sia un limite ridurre la lotta politica a uno. Sia chiaro, apprezzo il contenuto civile della battaglia contro quella che definirei una forma di fascismo: non un"fascismo-regime"ma un"fascismo-movimento", per dirla con Renzo De Felice. Ma è uno solo dei compiti. Fuori c’è un paese che vive problemi diversi. Quando tutto questo finirà quel che conterà sarà il Pil, la busta paga, l’università che non funziona. Cioè i problemi veri».

Senta, per capire dove siamo oggi vediamo come il “fenomeno Berlusconi” si è imposto: che cosa è accaduto negli anni novanta che ha favorito la sua ascesa?
«Ricordiamo la congiuntura politica di quegli anni: la crisi della partitocrazia, la fine dell’arco costituzionale, il crollo del comunismo. Il berlusconismo è stato un fenomeno di lunga durata perché Berlusconi ha avuto un’intuizione: ha capito che la stagione dei partiti di massa si stava chiudendo e ha operato una rottura grazie al suo partito azienda. Ma nel berlusconismo c’era anche un elemento di continuità, il ritorno alla centralità del personaggio carismatico che si era in qualche modo eclissato. Lui incarna questo ruolo: è l’unto del signore, interpreta un destino collettivo. Come fece Mussolini, anche Berlusconi si pone come antidoto di una classe dirigente grigia che nascondeva se stessa. Capisce che la politica moderna la fanno i “corpi speciali”».

Secondo lei usando il suo carisma Berlusconi ha cambiato gli italiani o li ha semplicemente interpretati?
«Sicuramente Berlusconi ha interpretato un carattere nazionale mai venuto meno, quello del qualunquismo. Però poi c’è stato il forte ruolo del personaggio. Lui ha avuto il talento di fondare un rapporto privilegiato con i famosi "ceti medi", intesi in un senso largo e aggiornato».

Ha avuto anche un grande sostegno: le tv e l’impero mediatico che si è costruito con gli appoggi della politica. Quanto hanno pesato?
«Tantissimo. Sappiamo che le persone scelgono e votano guardando le tv».

Quindi in quegli anni l’ascesa di Berlusconi era proprio irresistibile?
«Era irresistibile perché rispondeva a uno spirito del tempo che chiedeva personalità carismatiche, e perché rappresentava gli interessi dei ceti medi che avevano perso la Dc e avevano bisogno di altri referenti. Ma era resistibile sul terreno tecnico- politico. Quella “gioiosa macchina da guerra” si poteva forse fermare, soltanto si fosse approvata una legge sul conflitto di interessi. Non farlo è stato un errore enorme del centrosinistra, che si fa fatica a spiegare all’estero».

Ora però qualcuno dice che questo modello berlusconiano è in crisi e sta tramontando. Lei è d’accordo?
«Non lo so, sono uno storico e frequento il passato, non il futuro. Sento però degli scricchiolii. Non tanto nel consenso della base, che non pare scalfito, ma in alto. I poteri forti, o se vuole le elite, vedono oggi che di liberista si è fatto poco e che Berlusconi non soddisfa più le loro domande, quindi cercano soluzioni alternative».

Lei recentemente ha avuto apprezzamenti per il ruolo che sta svolgendo Gianfranco Fini. Conferma?
«Sì, lui tenta di incarnare l’anima istituzionale della destra che i pasdaran di Berlusconi osteggiano. Penso che Fini sia una grande risorsa per la politica italiana. L’auspicio è che riesca a smarcarsi e favorisca nuove configurazioni».

Ma perché l’Italia non ha mai avuto una destra normale, come quella francese per fare un esempio?
«Perché l’Italia, come la Germania, ha conosciuto il fascismo e quindi, dopo, ha escluso la destra e l’ha consegnata allo schieramento di centro, cioè alla Dc. Ricordiamo che quando Berlusconi decide di entrare in politica lo fa "sdoganando" Fini, dunque l’estrema destra di allora. Ma in Italia la parola "destra" è ancora oggi impronunciabile. I francesi si dicono facilmente “de droite”, da noi nessuno ha il coraggio di dirsi di destra... »

E la sinistra? Negli anni dell’ascesa di Berlusconi poteva imporre un’altra idea dell’Italia e nonl’ha fatto o non c’è riuscita. Per quali motivi?
«Perché ha pesato il passato. Sono gli anni dello psicodramma del Pci che cambiava nome... Il Pci aveva mantenuto per troppo tempo una forma mentis sovietica, lo stesso Berlinguer, che aveva passato la vita a smarcarsi dall’Urss, era rimasto comunista fino alla fine. Penso che la sinistra il cambiamento lo ha fatto troppo tardi, quasi fuori tempo. Berlusconi diventava irresistibile anche perché l’avversario era ancora impegnato a fare i conti con il proprio passato».

È passato più di un quindicennio. Perché ancora oggi la sinistra non riesce a costruire un’alternativa credibile?
«Perché è sempre prigioniera del suo passato. Il Pd sembra l’ultima vendetta di Togliatti. L’idea che questo paese possa progredire solo se l’anima laica e quella cattolica abitano nella stessa casa è vecchia, vecchissima. Di fatto c’è tutta una parte d’Italia che sta ben più avanti della classe dirigente della sinistra. Il vertice è terrorizzato all’idea di perdere pezzi, concede sempre qualcosa all’avversario per timore di non apparire legittimato. Ma l’obiettivo di un gruppo dirigente dovrebbe consistere nell’essere riconosciuto da una base, non nel puntare a una legittimazione al ribasso per far piacere a chissà chi. Bisogna smetterla di ragionare come negli anni cinquanta, da allora è cambiato tutto: il mondo, la Chiesa, l’Italia. Guardiamo all’esempio spagnolo: dimostra che si può avere un partito di sinistra al governo che interpreta con coraggio le ragioni di una parte».

Insomma par di capire che lei qui in Italia vede solo buio...
«Ma no, credo che sui valori si possa creare invece un consenso morale e civile nuovo nel nostro Paese. Su temi come l’immigrazione, la bioetica, i diritti del lavoro, penso che la sinistra più coraggiosa potrebbe incontrarsi con una destra seria come quella di Fini».

Sì, infango il Paese ma il mio editore è un suo omonimo

Ill.mo sig. Presidente del Consiglio,
ho letto, e sentito in tv direttamente dalla Sua voce, che finalmente ha individuato i responsabili dei mali della Nazione. Si tratta, ha detto con giusta enfasi, dei registi, degli sceneggiatori e degli scrittori che nelle loro opere evocano un mostro inesistente: le mafie. Il Suo lucido ragionamento mi ha subito convinto: questi pennivendoli, pur di guadagnare qualche soldo, infangano il nostro Stato descrivendo un degrado morale, economico e sociale che esiste solo nella loro deviate fantasie. Ben potrebbero, invece, mi consenta, cantare le lodi, accompagnati eventualmente dagli stornelli di qualche posteggiatore napoletano, di un paese dove mare, sole e spaghetti formano un’indimenticabile cartolina.
Le Sue parole mi rodono la coscienza. Ho, così, deciso di confessarLe il mio grave peccato e lo farò, come ogni giorno fanno gli arconti della Nazione, senza chiedere attenuanti, indulti, prescrizioni, lodi o processi brevi. Mi rimetterò alle Sue decisioni, visto che, assumendo su di sé il gravoso onere di tutti i poteri, ha deciso non solo di individuare gli illeciti, ma anche di giudicare i colpevoli e di punire con le Sue proprie mani i reprobi, strozzandoli.

Ho scritto un libercolo in cui ho falsamente affermato che in Campania, e non solo, opera un’organizzazione mafiosa a cui ho attribuito il nome di fantasia di «Camorra» e, per vendere qualche copia in più, ho anche bugiardamente aggiunto che questa organizzazione è molto forte sul territorio e ha inquinato, ammazzato, corrotto, contraffato e tanto altro. Certo, non avendo scritto un best seller ma un libricino che oltre ai miei familiari avranno comprato quattro amici per non deludere le mie folli ambizioni di scrittore, potrei forse sperare nella Sua benevolenza. So, però, di avere due ulteriori colpe che non consentono attenuanti. Non solo sono un magistrato ma, per più di sedici anni, ho fatto il pm. e, obnubilato dal rosso della toga e istigato da cospiratori comunisti, ho contribuito a far condannare tanti innocenti per un delitto inventato nei retrobottega di partiti stalinisti che si chiama «associazione mafiosa». Ma oggi ho deciso di redimermi. Non accuserò solo me stesso e, pur guardandomi dal dichiararmi pentito (parola che so non ama molto), Le indicherò i corresponsabili delle mie malefatte. Come ricorderà dai suoi studi e come le potranno confermare i Principi del foro della Sua Corte, concorrono nei reati tutti coloro che, in qualsivoglia modo, hanno favorito la perpetrazione dell’illecito. Con me, quindi, andranno puniti in modo esemplare non solo tutti i funzionari della casa editrice comunista che ha pubblicato le mie fantasie deviate, ma anche l’Amministratore della stessa, che è un’omonima di Sua figlia Marina, ed il principale azionista che si è permesso, persino, di essere un Suo omonimo.

Raffaele Cantone

martedì 24 novembre 2009

Dal 2010 niente più libri gratuiti alle elementari.

Sotto l'albero di Natale la scuola pubblica troverà, purtroppo, il seguente regalo:
DAL 2010 NIENTE PIU' LIBRI GRATUITI ALLE ELEMENTARI
Il governo con un colpo di mano taglia il rifinanziamento del capitolo di spesa che è inserito nel bilancio del ministero dell'interno, e che serviva a spesare i comuni per i libri che ogni anno passano gratis a tutti i bambini delle elementari, ma anche a coprirere il comodato d'uso per le superiori: erano 103 milioni di euro.
Continua la rottamazione della scuola pubblica. E il personale della scuola, le Organizzazioni Sindacali rappresentative (CGIL - CISL - UIL - SNALS - GILDA) e i Partiti di opposizione cosa fanno per impedirla ?
Cordialmente.
Renato Cipolla

sabato 21 novembre 2009

idea-proposta

Un'idea che ho di blog interattivo e che propongo è quella di mettere a frutto la Sua esperienza quotidiana di Dottore ed esperto con tematiche di rilievo in cui i genitori ci si possno riconoscere e confrontaree perchè no,se volessero,,nello stesso,porre delle domande a Lei ma anche a tutti coloro che entrando nel blog dicono la loro per la propria esperienza personale.
Nello tesso blog gli stessi possono esporre le loro difficoltà pratiche e quotidiane di genitori-educatori alle prese con problematiche varie nel delicato rapporto genitore-figlio ed insegnante-genitore ed insegnante-educando ampliando così la rete di conoscenze-scambio-esperienze-difficoltà.
Credo che è questo "senso pratico e quotidiano" è ciò che potrà interessare di più e coinvolgere allo stesso tempo il figlio educando-l'esperto-l'educatore/genitore/l'insegnante.

venerdì 20 novembre 2009

SALVIAMO L’ACQUA

Barbara ci invia questo accorato appello:

Campagna nazionale "SALVA L’ACQUA" del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua www.acquabenecomune.org

Entro il prossimo 24 novembre, il decreto che privatizza l’acqua (D.L. 135/09, Art. 15 " moz-do-not-send="true"> ) potrebbe diventare legge.Si tratta della definitiva mercificazione di un bene essenziale alla vita.Si tratta della definitiva consegna al mercato di un diritto umano universale.FIRMA L’APPELLO ON-LINE: CAMPAGNA NAZIONALE “SALVA L’ACQUA” Io ho firmato.Vi chiedo di fare lo stessoe di diffonderela petizione. Grazie Anna Peru

[ Vedi : Corriere della Sera 3/11/2009 pagina 43 ]

Davvero attuale!

Riceviamo e volentieri pubblichiamo



Odio gli Indifferenti (di Antonio Gramsci)

Il 12 febbraio 1924 nasceva il giornale L'Unità fondato da Antonio Gramasci. In ricordo pubblichiamo uno dei suoi più famosi scritti.

INDIFFERENTI

Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani" (1). Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.
I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'èin essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

parere-opinione personale

Provo a dire la mia Antonio:secondo me il blog non 'prende' perchè c'è in parte da tener conto che non si è abituati ,in genere, ad esporsi ed a uscire allo scoperto mettendoci 'la propria faccia',e questo è una base di partenza da tenere nel giusto conto;secondariamente la mia personale opinione è ritornare alla 'veste'originaria del blog,senza dare troppo calco e 'valore' all'aspetto politico dello schieramento,penso che potrebbe infastidire e indisporre ai più,è una mia modesta sensazione-percezione.Toglierei anche le informazioni aggiornative al lato destro,non so,ma mi sembrano forvianti in un blog con delle tematiche ben precise e dettagliate da sviluppare in itinere da chi ne fosse interessato,magari lancio un'idea che vedo praticata in altri blog:fare delle domande a mo' di sondaggio,forse è più impersonale e potrebbe ottenere consenso.
Al momento questo mi sento di dire e se avessi altri spunti di riflessione-perplessità ci aggiorniamo.
Buon lavoro Antonio,
Rita

mercoledì 18 novembre 2009

NON SO PRENDERE LEZIONI DA NESSUNO

La frase ormai più ricorrente specie fra i politici è << ...noi non prendiamo lezioni da nessuno >>. La sento spesso detta come una "grande" frase ad effetto, una di quelle che azzittisce il confronto ( gli ultimi di questi giorni sono stati Bondi da Lerner lunedì sera e ieri Bersani a Di Pietro) .
Quanta saccenza gratuita e a sproposito.... tutti avremmo sempre da imparare qualcosa dagli altri, riconoscerlo non si può chiedere a tutti, specie a questi politici: chi da un parte chi da un'altra, stanno annaspando per una evidente incapacità di gestire le cose nel turbinio di questa società difficile e disordinata e ciò nonostante si permettono una tale arroganza.
Inefficienza ed incompetenza sono sotto gli occhi di tutti e loro si permettono di fare i saputi, quelli che la sanno sempre più lunga degli altri, umiltà, ragazzi umiltà !
SE proprio non poteste farne a meno di dire una frase simile, ne suggerirei una più attinente e più vera: <<>> se non altro avrebbe maggior efficacia eductaiva.

martedì 17 novembre 2009

Sede Umbra CIFORMAPER: Nuove attività 2009-2010

Riceviamo e voloentieri pubblichiamo:

Ozi d'autore

incontri culturali gratuiti

Per i latini l' "otium" era il tempo del riposo dedicato alla riflessione e all'interiorità, contrapposto al "negotium", il tempo forzato delle necessità materiali. In una società il cui motto sembra essere "di più e più in fretta possibile", ecco la proposta di un tempo necessario per la ricerca della "via interiore" che ci porta alla crescita, al cambiamento e alla trasformazione. Una serata in compagnia di persone che, volta a volta, proporranno una breve lettura come stimolo e spunto per una riflessione di gruppo, per fare emergere le idee e le esperienze che ognuno di noi porta dentro di sé.

Gli incontri serali a cadenza quindicinale si terranno presso la nostra Sede, in via Enzo Valentini, 4 – Perugia.

Vi aspettiamo!

MOVIMENTO – MUSICA – COMUNICAZIONE

Un incontro settimanale di un'ora e mezzo, condotto da Rosella De Leonibus, aperto a tutti coloro

che hanno voglia di risvegliare la libertà del corpo.

Luogo e orari verranno comunicati entro metà novembre.

merc. 17 novembre '09 ore 17.30 presso la Libreria Le Cunegonde, Perugia via Madonna Alta, 95

Presentazione del libro:

Andar per Fiabe - Graphe.it edizioni

di Silvana Sonno

con l'autrice interverrà Rosella De Leonibus

_________________________________________

ven. 18 dicembre '09 ore 17.30 a Perugia

sede da definire

Presentazione dei libri:

P come Paura di Rosella De Leonibus

R come Rabbia di Andrea Bramucci

D come Dolore di Barbara Montanini

P come Piacere di Deborah Tamanti

della collana alfabeti per le emozioni cittadella ed.

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da settembre '09 a febbraio '10

in collaborazione con

la Cittadella di Assisi in Via Ancajani, 3 – Assisi – Pg

seminari tematici

di formazione continua in forma di gruppo esperienziale

Per informazioni tel. 075.500.30.36 e-mail: r.deleon@tin.it

sabato 7 novembre 2009

quelli che sorpassano a destra

Ai miei tempi ti insegnavano che una regola assoluta del guidatore era di non sorpassare mai a destra. Non andava mai trasgredita per questo era assoluta.

Da qualche anno ormai, andare in autostrada è una occasione per capire come vanno le cose: le vedi di tutte i colori.. anche i sorpassi a destra. Per motivi validi, macchè ! Per gaudagnare una manciata di secondi di vantaggio, per ribellarsi, per farsi valere, per non darla vinta, per non farsi fregare, per avere l'ultima parola...
Motivi non solo futili ma anche inutili: cento metri più avanti sono costratti a fermarsi dietro alla coda che impediva al sorpassato di andare più forte... non ha importanza ! Quel che conta è non lasciarsi intimorire, non lasciarsi condizionare, non lasciarsi frenare nella propria corsa inarrestabile verso la meta: quale meta ? Sono convinto che nemmeno loro la conoscano perchè oggi si vive molto alla giornata, sull'enfasi del momento, senza tante prospettive si consuma la vita senza troppe domande, senza troppe analisi, senza troppi intenti ragionati e profondi.
... è allora che sorpasso ad ogni costo, rischiando la multa, rischiando, un incidente se l'altro rientra improvvisamete e ne avrebbe tutte le ragioni...

Andare in autostrada e osservare i compritamenti della gente è davvero una metafora della vita di tutti i giorni...
meriterebbe riflessterci, fermarsi un attimo per capire dove stiamo correndo e quanto valga la pena di coorere con il rischio di nonavere il tempo nemmeno di individuare la mea.
Penso che ai figli occorrerebbe dare una occasioen per rifletetre su queste cose: da parte mia ce la metto tutta: ogni anno incontro tanti ragazzi e tanti genitori con i quali faccio degli incontri peroprio sulle tematiche della educazione. Di recente sto affrontando proprio questo: il senso di appartenenza alla comunità, alal collettività passa attraverso il rispetto delle regole e il riconosicmento dell'autorità.
... se da qualche parte ci fosse qualcuno interessato ad incontri con me per il suo gruppo, la sua associazione, la sua parrocchia al fine di seminare qualcosa di positivo per l'educazione dei figli mi chiami pure.... Antonio Artegiani 347/3450601

venerdì 6 novembre 2009

Quando mancano dei "saggi" a guidare un paese... si rischia

Quando mancano dei "saggi" a guidare un paese... si rischia di perdere fiducia nella guida... penso sia quello che sta accadendo in questa Italia: a forza di dire balle e di mostrare incoerenza tra il dichiarato e il vissuto ( Marrazzo incluso ): la gente sta perdendo fiducia nelle istituzioni.
E quando queste provano a tranquillizzare, come sulla influenza A nessuno ci crede... ormai molti di noi pensano alla dietrologia... che ci sarà davvero dietro ?
E' quello che accade quando il premier lancia l'idea di costruire le carceri... che c'è dietro qualche accordo e qualche business.
E quando dice di investire e ricomnciare a comprare , ammesso che ci siano i soldi, la gente evita perché ha perso fiducia... non riesce a fidarsi di chi ha in mano le sorti del paese: penso che non accada solo a quelli di sinistra... ma ancor più a quelli di destra che sapendo di che pasta sono i loro beniamini che li governano li seguono con difficoltà.
Poi ci sono quelli che approfittano, come con lo scudo fiscale ma gli altri... i migliori, i più seri e convinti, vedi i fianiani, stenatono a orientarsi...
La malattia non mi sembra banale, anzi, socialmente parlando è allarmante !

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