... chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola.
Giovanni Falcone

giovedì 26 marzo 2009

vite pericolose

[giovani coraggiosi /1]


Il problema principale per i boss del nuovo impero camorristico sono uno scrittore e un magistrato.
Lo scrittore è Roberto Saviano, che con i 2.000.000 di copie di 'Gomorra' ha costretto questi padrini diventati padroni dell'economia a vivere sotto i riflettori: il successo del libro ha fatto terra bruciata intorno alle attività del clan in Italia e all'estero. Più che la forza divulgativa del volume, non gli perdonano l'ostinazione: il continuare a scrivere di camorra nonostante gli avvertimenti espliciti. E non tollerano quelle che per loro sono sfide personali, come la presenza in tribunale nel giorno della requisitoria. Dalla gabbia dei detenuti uno dei killer ha fissato Saviano, poi con un ghigno ha urlato: "Porta i miei saluti a don Peppino". Un riferimento a Giuseppe Diana, il sacerdote ucciso nel feudo dei Casalesi, che con il suo sacrificio ha ispirato 'Gomorra': l'ultima minaccia di un sistema criminale che non riesce più a sopportare la pressione mediatica di articoli e interviste in tutta Europa. E dove i boss emergenti invocano un gesto clamoroso per "non perdere la faccia". ( notizie tratte d auns ervizio de l'Espresso )
Il pubblico ministero si chiama Raffaele Cantone: continua in silenzio a portare avanti indagini e processi contro la cupola del Casertano, mettendo a rischio investimenti e sicari. Raffaele Cantone, da un anno magistrato della Corte di cassazione, dal 1999 al 2007 ha ricoperto l’incarico di pubblico ministero presso la Direzione distrettuale antimafia di Napoli conducendo le maggiori indagini contro la camorra napoletana e casertana; in Solo per giustizia, in libreria dal 28 ottobre, ripercorre la propria esperienza sempre in primafila contro la malavita organizzata. Nel libro Cantone racconta il suo periodo alla Dda di Napoli. Diviene magistrato quasi per caso, dopo aver cominciato a fare pratica come avvocato penalista, per amore del diritto. Ed è proprio quel percorso che lo porta a divenire un nemico giurato dei clan. Non lo muove nessuna idea di redimere il mondo, nessuna vocazione missionaria a voler estirpare il cancro della criminalità organizzata. Lo guidano invece la conoscenza del diritto, la volontà di far bene il proprio lavoro, e anche il desiderio di capire un fenomeno vicino al quale era cresciuto. A Giugliano. Un territorio attraversato da guerre di camorra che ricorda sin da quando era ragazzo...

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